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"Ci sono più casi di West Nile quest'anno in Italia. Ci eravamo abituati a stagioni da decine di casi. E invece stavolta ci stiamo avvicinando a quello che è stato l'annus horribilis per questa infezione in Europa, cioè il 2018. Allora il nostro Paese raggiunse i 580 casi circa. Ora siamo sopra quota 380. Può anche essere che non arriveremo ai numeri del 2018, perché in genere il picco è ad agosto e poi verso il periodo autunnale si assiste a una progressiva discesa dei casi.

Il motivo dell’aumento dei casi di quest’anno ha a che fare probabilmente con il cambiamento climatico. Ma non per l'introduzione di nuovi vettori". Si tratta dell'analisi di Sergio Zanzani, ricercatore della Statale di Milano esperto di parassitologia veterinaria del Dipartimento di medicina veterinaria e scienze animali.

Ma che cos’è la West Nile? Si tratta di una malattia provocata dal virus West Nile, isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda nel distretto West Nile. Il virus è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America. La maggior parte dei casi è asintomatica, ma in un 20% dei soggetti contagiati possono comparire febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. In anziani e fragili la sintomatologia può essere più grave.

"Il fatto di avere annualmente la diffusione della West Nile deriva da una serie di eventi piuttosto complessi - chiarisce l'esperto all'Adnkronos Salute - Le malattie trasmesse da vettore con un bacino nella fauna selvatica sono governate da fenomeni in cui sicuramente le attività umane e i cambiamenti climatici giocano un ruolo importante". Come si origina un focolaio? "Deve cominciare ad arrivare un uccello migratore con viremia, deve essere punto da una zanzara suscettibile a questo virus, che da noi è la Culex pipiens. Poi, prima che il virus arrivi all'uomo, ci devono essere dei cicli di amplificazione in altre specie di uccelli presenti sul territorio. Quando poi si arriva a un certo numero di uccelli infetti e viremici e di zanzare che compiono il pasto di sangue prima sull'uccello e poi sull'uomo, allora si arriva a quello che stiamo vedendo adesso e alla preoccupazione che salta poi fuori negli ospedali".

Il processo, continua Zanzani, "può variare di anno in anno in base alle condizioni climatiche". Cosa aspettarsi per il futuro? "Probabilmente ciò che sentiamo oggi ai telegiornali: avremo cioè sempre più eventi climatici estremi.”

La spiegazione che dà Zanzani risale a quello che aveva osservato un professore dell'ateneo milanese, Claudio Genchi, già diversi anni fa: "Occupandosi come filone di ricerca principale di Dirofilaria immitis nel cane, lui aveva messo in relazione, nel primo decennio degli anni 2000, la diffusione della filaria in Italia e poi in Europa" nei quattrozampe "con l'aumento del numero di generazioni di zanzare per anno legate ai cambiamenti climatici".

I casi di West Nile casi rischiano così di diventare non più decine, ma centinaia. "Probabilmente questo trend estremo da un punto di vista epidemiologico è destinato a diventare qualcosa di più frequente con lo stabilizzarsi dell'aumento delle temperature in una zona come quella della Pianura Padana, e con il conseguente aumento delle generazioni di zanzare. È quello che dobbiamo aspettarci – commenta l'esperto - Prima per un certo numero di anni abbiamo avuto stagioni in cui il numero di casi di West Nile viaggiava tra i 50 e i 70 in Italia. Un anno intenso come il 2018 era proprio sporadico. In futuro potrebbe non essere più così".

"Negli Usa, dove il problema si è presentato ancora prima rispetto a noi", aggiunge, gli esperti hanno osservato anche un possibile contributo dell'antropizzazione. Nel senso che "questa modifica del territorio, questi cambiamenti dell'habitat, possono far sì che l'uomo si trovi più a ridosso di queste popolazioni di uccelli in cui il virus circola per dinamiche assolutamente naturali. Sempre negli Usa ritengono che poi ci sia stato un progressivo adattamento del virus, che ha migliorato la sua capacità di infettare le zanzare locali con processi di selezione naturale. In Europa questo fenomeno forse non è stato così studiato, ma come è stato osservato negli Stati Uniti, non è da escludere che sia successo anche qui".

02/09/2022

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