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L’affollamento dei pronto soccorso è dovuto a due situazioni: anziani in crescita e diminuzione dei posti letto ospedalieri. L’ammassarsi di persone nei presidi di emergenza non è infatti dovuto “ai giovani con patologie non gravi (che rapidamente vengono inviati al domicilio), ma allo stazionamento in pronto soccorso di un crescente numero di anziani con patologie gravi, già arruolati per il ricovero ospedaliero, ma che rimangono lì per giorni, dato che i posti letti nei reparti sono pochi". Lo evidenzia la Società italiana di geriatria ospedale e territorio (Sigot) che, sulle strategie di politica sanitaria per migliorare l’assistenza, evidenzia che è "fondamentale intervenire sui posti letto ospedalieri, nel 2020 a stento raggiungevano i 3.2 per 1000 abitanti, tra i più bassi in Europa, con solo 0.05 ogni 1000 abitanti in Geriatria", ribadisce la Sigot.

"Un recente studio nazionale condotto su più di 20 milioni di accessi ha infatti dimostrato che i ricoveri degli anziani sono più clinicamente giustificati di quelli dei giovani, poiché vengono disposti dal medico di pronto soccorso quasi sempre in condizioni di vera emergenza-urgenza, com’è ovvio attendersi per organismi già indeboliti dalle molte malattie croniche di base", ricordano i geriatri.

In Italia negli ultimi anni si è verificato, per effetto del Covid, un incremento della mortalità degli anziani, segno che quando il sistema sanitario nazionale è sotto stress, gli esiti di salute dei cittadini peggiorano. "Ma, per adesso, il numero di anziani continua a salire, al ritmo di circa 150mila ultrasessantacinquenni in più ogni anno (dati Istat). Più anziani significa più anziani malati che hanno bisogno del sistema sanitario pubblico, anche e soprattutto in condizioni di emergenza-urgenza", ha sottolineato Filippo Fimognari, direttore scientifico Sigot.

La proposta dei geriatri ospedalieri nasce dalla constatazione che "il problema dell’appropriatezza clinica di ricorso all’ospedale da parte degli anziani - ha affermato il presidente della Sigot, Lorenzo Palleschi - non è in entrata, ma in uscita: i reparti fanno fatica a dimettere pazienti ormai stabilizzati ma che ancora necessitano di assistenza qualificata, perché il territorio non è ancora attrezzato per accoglierli. Non basta quindi il potenziamento delle cure territoriali, oggi aiutato dai fondi del Pnrr, ma occorre aumentare il numero di posti letto negli ospedali soprattutto nei reparti di geriatria, anche eventualmente convertendo altre risorse ospedaliere. I reparti ospedalieri di geriatria, infatti, lavorano secondo un modello assistenziale che, come dimostrato da molteplici studi internazionali, migliora gli esiti di salute degli anziani facilitandone il ritorno e la permanenza a domicilio".

"Ed è il caso di sottolineare - continua Palleschi - che la forza statistica di queste evidenze scientifiche è uguale a quella che ha promosso la diffusione delle 'stroke unit' per l’ictus cerebrale, mentre la diffusione delle geriatrie ospedaliere non è stata paragonabile. Prima che sia troppo tardi, le istituzioni sanitarie centrali rimuovano le condizioni a tutti note – dal finanziamento del sistema sanitario pubblico, restrizioni normative nelle assunzioni – che di fatto impediscono alle aziende sanitarie di aumentare i posti letto in ospedale, mettendo a rischio la salute dei cittadini e la serenità organizzativa degli operatori sanitari, nella vana illusione che il potenziamento del territorio sia sufficiente a far fronte alla crescente domanda di salute di una popolazione che invecchia”.

12/10/2023

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