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Le donne hanno un profilo di rischio cardiovascolare migliore degli uomini, soprattutto in età giovane. Negli uomini è più forte l’associazione con il livello dei lipidi nel sangue e la depressione, nelle donne quella con la dieta. Nella maggior parte dei casi, l'associazione tra fattore di rischio e malattia è simile tra i sessi.

È in estrema sintesi quanto emerge da un'analisi dello studio Prospective Urban Rural Epidemiological (PURE) i cui risultati sono stati pubblicati su “The Lancet”. Secondo lo studio l’entità delle associazioni con le malattie cardiovascolari (MCV) maggiori per la gran parte dei fattori di rischio è simile nelle donne e negli uomini, nonostante le differenze sessuali dei livelli dei fattori di rischio.

Non solo: nel documento si sottolinea l'importanza di strategie di prevenzione simili per uomini e donne, sebbene il più alto rischio maschile potrebbe calare riducendo l’uso di tabacco e migliorando il profilo lipidico.

Gli autori dello studio, guidati da Marjan Walli-Attaei, ricercatrice presso il Population Health Research Institute della McMaster University e Hamilton Health Sciences, hanno analizzato i dati di 155.724 adulti di età compresa tra 35 e 70 anni senza una storia di malattia cardiovascolare, con almeno una visita di follow-up. I partecipanti provenienti da 21 Paesi con diverso reddito sono stati seguiti per circa 10 anni (58% donne; età media basale, 50 anni). L'outcome primario era un indice di incidenza dei maggiori eventi cardiovascolari (decessi per malattie cardiovascolari, infarto del miocardio, ictus e insufficienza cardiaca).

Gli eventi registrati fino a settembre 2021 sono stati 4.280 nelle donne e 4.911 negli uomini (tasso di incidenza standardizzato per età, 8,2 per 1.000 persone-anno).

Molte le analisi presentate nello studio. I ricercatori hanno riportato la prevalenza di ciascun fattore di rischio in donne e uomini (hazard ratio, HR) e frazioni attribuibili alla popolazione associate alle malattie cardiovascolari maggiore. Gli HR per i fattori di rischio metabolici erano simili nelle donne e negli uomini, tranne che per il colesterolo non-HDL, per il quale è stato riscontrato un HR più elevato tra gli uomini (1,28 contro 1,11 tra le donne). L’associazione tra MCV e dieta era maggiore nelle donne, mentre quella con i sintomi della depressione era più forte negli uomini.

Il peso imputabile ai fattori di rischio sulla popolazione esaminata in relazione alla comparsa delle malattie cardiovascolari era pari al 58% nelle donne e al 65,4% negli uomini. La frazione imputabile in particolare a fattori di rischio comportamentali e psicosociali era maggiore negli uomini che nelle donne (15,7% contro 8,4%), a causa soprattutto di un più alto contributo dato dall’abitudine al fumo (10,7% contro 1,3%). Tra le donne, il tallone d'Achille è la cattiva alimentazione.

“I nostri risultati sottolineano l'importanza di una strategia simile per la prevenzione delle malattie cardiovascolari in entrambi i sessi - scrivono i ricercatori - Tuttavia, l'aumento del rischio di MCV negli uomini potrebbe essere sostanzialmente attenuato con una migliore riduzione dell'uso del tabacco e delle concentrazioni lipidiche”.

“Studi esistenti, per lo più provenienti da Paesi ad alto reddito - concludono gli autori dello studio - hanno riferito che l'ipertensione, il diabete e il fumo sono più fortemente associati alle malattie cardiovascolari nelle donne che negli uomini. Tali risultati implicherebbero che le donne trarrebbero beneficio in misura maggiore nel ridurre il rischio di malattie cardiovascolari dal controllo di questi fattori di rischio rispetto agli uomini. Tuttavia, il peso delle malattie cardiovascolari è maggiore nei Paesi a basso e medio reddito, per i quali i dati prospettici sull'associazione dei fattori di rischio con le MCV sono scarsi, con povertà di analisi per genere”.

18/11/2022

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