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Conosciuta e molto utilizzata, la medicina territoriale soddisfa però pochi italiani. Da un'indagine, realizzata da Fondazione Onda in collaborazione con l’Istituto partner Elma Research, risulta che 9 italiani su 10 si sono rivolti a medico di famiglia, pediatra di libera scelta, guardia medica e/o consultorio negli ultimi 6 mesi, soprattutto per la prescrizione di farmaci (79%), visite specialistiche o esami (67%), ma solo un quarto di loro (26%) ne è soddisfatto. Il malcontento è dovuto alla difficoltà di prenotazione (58%), lunghi tempi di attesa (53%) e disponibilità oraria molto limitata (43%). L'indagine è stata presentata durante il sesto congresso di Fondazione Onda, dal titolo 'La medicina territoriale in ottica di genere - La sfida del Pnrr'.

Dall'indagine 'Esperienza e percezione degli italiani sulla medicina territoriale', presentata durante l’evento, emerge che quasi la totalità degli utenti (88%) ha contattato il medico di medicina generale per sé o per familiari negli ultimi sei mesi, mentre solo il 16% ha contattato servizi di continuità assistenziale (es. guardia medica) e il 15% un consultorio. Interessante il fatto che, per comunicare con il medico, il 96% della popolazione utilizza una forma digitale come e-mail (70%) e telefonate (68%): circa la metà vorrebbe mantenere il più possibile questo tipo di approccio.

I dati dell’indagine svolta “non sono confortanti, pur essendo stati questi servizi utilizzati dal 90% degli intervistati, solo il 26% si dichiara soddisfatto - afferma Francesca Merzagora, presidente Fondazione Onda - Dalla scrittura del Pnrr ad oggi è subentrata una grave crisi energetica e in Italia si è appena votato: l’auspicio è che per il prossimo Governo la sanità territoriale e ospedaliera restino una priorità, con fondi dedicati anche all’assunzione e formazione di personale indispensabile per garantire il funzionamento e la sostenibilità del nostro Servizio sanitario nazionale”.

Attraverso la Missione 6 del Pnrr sono stati stanziati 15,63 miliardi di euro - ricorda una nota - per formare un nuovo assetto istituzionale che favorisca la continuità delle cure per i pazienti, rafforzi la rete territoriale di assistenza primaria e uniformi gli standard strutturali, tecnologici e organizzativi così da favorire il rapporto tra i medici e l’assistito e risponda alle mutevoli esigenze. Ma, nonostante ciò, la popolazione ritiene che la medicina territoriale sia estremamente peggiorata (41%) e ha scarse aspettative per il futuro: risulta infatti che il 90% degli intervistati non crede che ci saranno dei miglioramenti efficaci o che si stia facendo qualcosa. Inoltre, 2 persone su 5 non sono a conoscenza di progetti per il risanamento della medicina territoriale.

"Guardando i risultati dell'indagine le cose che stupiscono sono due: la prima che, nonostante buona parte degli intervistati sia affetto da patologie croniche, sembrano non presi in carico con appuntamenti prefissati e un case manager dedicato, la seconda, la scarsa fiducia nel futuro della sanità. Il Pnrr nella missione 5 e 6 e con il Dm 77/2022 se realizzato correttamente dovrebbe essere la risposta ai problemi messi in evidenza dal questionario”, commenta Flori Degrassi, coordinatrice Antenne regionali Fondazione Onda, rappresentante Regione Lazio Osservatorio medicina di genere, Istituto superiore di sanità.

28/09/2022

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