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Ci sono pochi reumatologi nelle strutture pubbliche, i tempi per avere una diagnosi si allungano e i sintomi peggiorano causando danni irreversibili. "La 'famiglia' delle malattie reumatologiche - spiega Gian Domenico Sebastiani, presidente della Società italiana di reumatologia (Sir) - è molto ampia, nella loro classificazione recentemente elaborata dalla Società italiana di reumatologia ne contiamo più di 200 tra le quali artrite reumatoide, artrite psoriasica, spondilite anchilosante, lupus eritematoso sistemico, sclerosi sistemica, artrosi, osteoporosi e fibromialgia. Per queste patologie a preoccupare sono le diagnosi tardive che colpiscono addirittura un milione di italiani".

"I pazienti - afferma Sebastiani, che è anche direttore della Uoc di Reumatologia del San Camillo-Forlanini di Roma - aspettano anche 7 anni per scoprire di soffrire di artrite psoriasica o fibromialgia, 5 per la spondilite anchilosante, 3 per la sclerosi sistemica e 2 per l'artrite reumatoide. Sono tempi troppo lunghi, che causano un peggioramento dei sintomi e rendono più difficile il recupero e la cura".

Il ritardo diagnostico "ha un impatto notevole - sottolinea il presidente Sir - per la singola persona e per la collettività. Intervenire con tempestività significa avviare una terapia adeguata, con farmaci specifici che hanno condotto a un notevole risparmio della spesa sociale, ma anche sui singoli in termini di farmaci erogati, ricoveri ospedalieri, giornate lavorative perse e prevenzione dell'invalidità".

Alla base dei ritardi nella diagnosi c'è, per Sebastiani, "una grave carenza di professionisti reumatologi a livello delle strutture pubbliche territoriali, quindi dei presidi ambulatoriali e delle Asl dove dovrebbero essere indirizzate le persone con sintomatologie di tipo reumatologico. Nonostante siano disponibili molti reumatologi che escono perfettamente formati dalle Scuole di reumatologia - precisa l'esperto - non trovano collocazione nel Servizio sanitario nazionale perché mancano le posizioni".

La mancata diagnosi, sottolinea Sebastiani, provoca "un accumulo di danno al paziente perché la malattia progredisce. Faccio un esempio: un'artrite non curata danneggia le articolazioni, ma anche altri organi quali polmone, cuore, occhio e cute".

"Parliamo di danni irreversibili - puntualizza il presidente della Sir - che sarebbero evitabili qualora la diagnosi fosse svolta nei tempi dovuti, perché abbiamo a disposizione dei farmaci molto efficaci con un ottimo profilo efficacia-sicurezza, che cambiamo notevolmente la qualità di vita del paziente e conducono anche a un notevole risparmio sociale perché non fanno arrivare i pazienti all'invalidità".

24/04/2023

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