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Le infezioni da super batteri rappresentano "un'epidemia di lungo corso, ma sicuramente silente. Rispetto ad altre, ha fatto sempre molto meno clamore", anche se "adesso l'attenzione che le si dedica è molto maggiore rispetto ai decenni passati". Lo evidenzia Giovanni Rezza, direttore generale Prevenzione del ministero della Salute.

Nel 2017 Oms e Ecdc “fecero una serie di visite tra regioni e ospedali" della Penisola - ricorda Rezza, "dando pagelle negativissime. In genere gli organismi internazionali sono un po' più diplomatici ma, in quel caso, venimmo sonoramente bocciati". Tra i rilievi: "Mancanza di impegno e qualità a tutti i livelli, mancanza di coordinamento, insomma la necessità di darsi da fare. Non è un caso che ancora siamo fanalino di coda in Europa per prevalenza di antibiotico-resistenza, anche se qualche miglioramento si comincia a vedere. Fu allora che venne varato il primo Piano di contrasto" e adesso "il nuovo Piano nazionale è in dirittura d'arrivo".

Fra le novità, ha spiegato il Dg, c'è "l'istituzione di una cabina di regia che dovrebbe individuare le responsabilità di ogni istituzione a qualsiasi livello". E poi sono previste "una maggiore integrazione con la medicina veterinaria e chi si occupa di ambiente, e una focalizzazione sulle infezioni correlate all'assistenza perché l'ospedale, c'è poco da fare, è un amplificatore delle epidemie dovute a germi antibiotico-resistenti. Ci sono fattori strutturali di cui bisogna tener conto, come le lungodegenze o il rapporto numerico tra operatori e pazienti, specie nelle terapie intensive". Rezza ha infine rimarcato l'importanza di "un rafforzamento della sorveglianza, già estesa negli ultimi anni", e della "partecipazione attiva dei cittadini: bisogna istruirli su quando e come utilizzare gli antibiotici, a non fare terapie fai-da-te e a sentire sempre il medico. Anche lui deve avere una cultura adeguata" in materia.

Già nel 2019, secondo dati pubblicati su 'The Lancet', erano 1,27 milioni le vittime dei super batteri nel mondo. Un aspetto chiave dell'antimicrobico-resistenza è rappresentato dalle infezioni correlate all'assistenza in ospedale o altri contesti sanitari. Su questo fronte, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha rilevato una prevalenza dell'8% di infezioni correlate all'assistenza negli ospedali italiani. Eppure, secondo alcune stime, con interventi efficaci di prevenzione e controllo è possibile prevenire il 35-70% delle infezioni correlate all'assistenza.

Pur restando un allarme sanitario globale, nel contrasto dell'antibiotico-resistenza qualche segnale positivo si sta registrando. Nel 2020 il consumo di antibiotici in Italia, pur rimanendo a livelli elevati nel contesto europeo, è calato del 27,4% rispetto al 2016. E nel settore veterinario, i dati raccolti a livello europeo nell'ambito del progetto Esvac, mostrano una contrazione delle vendite di antibiotici del 58,8% dal 2010 al 2021, con un'importante riduzione delle vendite delle 'famiglie' di farmaci considerate di importanza critica anche per la salute umana.

21/11/2022

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