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Punto di riferimento delle rassegne stampa under 20, salute compresa, è Google, solo poco più del 3% utilizza i tradizionali giornali cartacei. Va un po' meglio, ma neanche tanto, per i giornali online (20,7%). Il resto è tutto web e social: sul podio fra i canali informativi più utilizzati ci sono appunto Google (73,7%), Instagram (58,8%) e TikTok (55,3%), seguiti da YouTube (49,1%). Anche la Tv è ormai frequentata da meno della metà degli adolescenti (46,1%).

Come cambia il rapporto con quello che nei decenni scorsi è stato consacrato come il 'quarto potere' lo racconta l'edizione 2023 dell'indagine nazionale sugli stili di vita degli adolescenti che vivono in Italia, realizzata annualmente da Laboratorio Adolescenza e Istituto di ricerca Iard, con il supporto operativo dell'agenzia Mediatyche, su un campione nazionale rappresentativo di 5.670 studenti tra 13 e 19 anni.

I risultati mostrano che i teenager non sfogliano pagine, ma fanno 'scrolling', scorrono i social in cerca di notizie e aggiornamenti. Social che propongono una selezione già orientata ai propri 'gusti'. Così i ragazzi accedono alla news e poi, se interessa approfondire, c'è YouTube, ma innanzitutto Google. A patto di essere in grado di separare la farina dalla crusca. E i rappresentanti della generazione Z giurano di saperlo fare. Lo puntualizzano per esempio riguardo alle news che si trovano su TikTok, uno dei social in generale più utilizzati (siamo passati dal 28,7% di utilizzatori nel 2020 al 73,3% di oggi). I ragazzi affermano che va preso un po' con le pinze, perché le 'fake' sono tante. Facebook, invece, semplicemente "non c'è più": lo utilizza solo il 17,5% dei 13-19enni (era il 65% nel 2014 e il 33,8% nel 2020) e non compare fra le fonti d'informazione dei giovani.

Però "non è vero che i ragazzi siano 'disinformati' - puntualizza Riccardo Renzi, giornalista, direttore responsabile di 'Laboratorio Adolescenza Magazine' - In realtà, come gli adulti, non hanno mai avuto a disposizione, nella storia, così tante fonti di informazione. È vero invece che vivono sempre più appiccicati agli smartphone, come del resto gli adulti. In realtà, quindi, non sono i ragazzi che sono cambiati, è il mondo dell'informazione attorno a loro che è cambiato. E in questo mondo nuovo hanno giustamente le loro preferenze, che la ricerca decisamente conferma: Google e i social, con la Tv relegata sempre di più all'intrattenimento e il declino che appare inarrestabile dei quotidiani tradizionali, anche online. Difficile comprendere gli sviluppi, ma è con questo universo informativo che dobbiamo confrontarci, per tentare di contrastarne gli effetti negativi".

Informazione a parte, i social hanno un peso sempre più importante nelle vite dei ragazzi, anche se nel tempo cambiano quelli di riferimento per le nuove generazioni, come suggerisce il caso Facebook. A parte il social network creato nel 2004 da Mark Zuckerberg e un gruppo di colleghi universitari, tutti gli altri social più importanti crescono, da Pinterest (specie tra le ragazze) a Twitter, da Snapchat a Telegram: segno che sta costantemente aumentando il tempo dedicato a questi strumenti, analizzano gli esperti. Se Whatsapp spicca come il primo sistema di messaggistica utilizzato (98,8% dei teenager), l'unico social dal quale gli adolescenti restano comprensibilmente distanti è LinkedIn, mentre gli esperti esprimono preoccupazione per l'incremento di OnlyFans (una sorta di TikTok senza censure), dove è possibile postare e vedere - a pagamento - contenuti ad esplicito riferimento sessuale. Lo frequenta abitualmente il 7,5% degli adolescenti coinvolti nell'indagine (12,5% dei maschi), mentre nel 2020 la percentuale era sotto l'1%.

Oggi, riflette Maurizio Tucci, presidente di Laboratorio Adolescenza, "continua ad aumentare lo 'schiacciamento' sui social, con modelli di riferimento pericolosamente individuati negli influencer di turno. La domanda che però dobbiamo porci è se sia ragionevole attribuire le colpe al Covid, come spesso facciamo, o non sarebbe più responsabile, da parte di noi adulti, ammettere che questo malessere giovanile ha radici molto più profonde, generate dal contesto sociale che noi abbiamo costruito intorno a loro e che i due anni di pandemia hanno soltanto portato in maggiore evidenza".

06/07/2023

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