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Sono 30 milioni gli italiani adulti con un’infiammazione più o meno grave delle gengive, ma solo il 17% dichiara di aver ricevuto diagnosi e appena il 3% ritiene di essersi sottoposto a terapia parodontale: sono così in aumento i casi di parodontite grave, che riguarda 3,5 milioni di persone e può portare alla perdita dei denti. Per invertire la rotta la Sidp (Società italiana di parodontologia e implantologia) insieme alla Commissione Albo odontoiatri nazionale (Cao-Fnomceo) lancia un progetto per estendere a tutti gli oltre 60mila odontoiatri italiani l’applicazione delle Linee guida nazionali per la gestione della parodontite di stadio meno grave. L’obiettivo del progetto – si legge in una nota - grazie a corsi nelle principali città italiane e attività formativa a distanza, a partire dalla seconda metà del 2023, è guidare il professionista nel trattamento della parodontite alla luce delle evidenze scientifiche più recenti, e diffondere anche nella popolazione la consapevolezza dell’importanza della prevenzione, diagnosi e terapia della malattia parodontale.

“Oggi, a fronte di 30 milioni di persone con gengive infiammate, solo il 17% dichiara di aver ricevuto una diagnosi e appena il 3% dichiara di essersi sottoposto a terapia parodontale – osserva Nicola Marco Sforza, presidente Sidp – In questo modo il rischio che le gengive infiammate si aggravino è concreto: oggi sono 3,5 milioni gli italiani con parodontite grave, causa principale della perdita dei denti, oltre che di un terzo delle protesi fisse e del 40% delle protesi mobili. Solo un paziente su 4 conosce le vere conseguenze della parodontite grave, che può essere scongiurata intercettando precocemente l’infiammazione gengivale e trattandola per lo più in maniera non chirurgica, come indicato dalle Linee guida”.

Se una parodontite “negli stati più iniziali – sottolinea Sforza - viene trattata in maniera corretta, si riduce molto la probabilità di perdere uno o più denti nell’arco di dieci anni. Altrimenti, il rischio di perdere denti in dieci anni quintuplica. Per questo è importante diffondere il più possibile le Linee guida a tutti i dentisti e igienisti italiani, peraltro mediamente molto preparati, in modo da facilitare l’uso di adeguati strumenti preventivi e terapeutici, a seconda della gravità della malattia, in base alle più recenti evidenze scientifiche”. “Il progetto di diffusione delle Linee guida ha l’obiettivo di migliorare la qualità e la sicurezza delle cure, oltre a rappresentare un documento di riferimento anche da un punto di vista medico legale – aggiunge Maurizio Tonetti, past president Sidp - Requisito essenziale è la diagnosi e quindi l’uso da parte del dentista della sonda parodontale durante tutte le visite di controllo".

Il primo passo è "rendere il paziente in grado di lavarsi bene i denti a casa: spazzolino e scovolini o filo interdentale", ma vanno anche controllati e "corretti, se possibile, i fattori e i comportamenti a rischio, come ad esempio il diabete o il fumo". Il primo passo della terapia della parodontite "richiede una strumentazione attenta per rimuovere placca e tartaro al di sotto del margine delle gengive, nelle tasche parodontali, se necessario in anestesia locale - conclude Tonetti - Dopo questa terapia si attendono 2-3 mesi per valutare la guarigione dei tessuti e se sono stati raggiunti gli obiettivi come eliminazione dell’infiammazione e controllo adeguato di placca da parte del paziente. In questo caso si potrà definire eventualmente la necessità di affrontare un'ulteriore terapia: l’obiettivo finale è ottenere tasche gengivali di profondità limitata e senza infiammazione (sanguinamento al sondaggio)".

16/06/2023

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