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Poco tempo, ansia per l’esito, attese lunghe o mancata convocazione per lo screening: queste alcune delle motivazioni indicate dalle donne per spiegare perché non hanno mai fatto la mammografia, test di screening che permette di diagnosticare tumori al seno in fase precoce. A indagare sulle radici della prevenzione mancata - e su quello che le donne in genere non dicono - è un'indagine promossa dalla Fondazione Veronesi e condotta da AstraRicerche nel luglio 2023, su un campione di mille donne fra i 18 e i 65 anni.

Si parte proprio dai numeri: negli ultimi 5 anni, il 36% delle intervistate non ha mai fatto una visita senologica, il 37,5% mai una mammografia. Il dato varia con l'età. Ma anche considerando solo le donne sopra i 45 anni, restano l'11% delle 55-65enni e il 19% delle 45-54enni che non si sono sottoposte a nessuna mammografia (al Sud sono il 45%); il 24% e il 25% a nessuna visita senologica, così come il 38% delle 35-44enni.

Perché succede? Più di altre motivazioni pesano l'ansia, la paura dell'esito e il disagio per l'esame, oltre ai tempi d'attesa e al mancato invito, rileva l'indagine. In Italia le nuove diagnosi di tumore al seno sono in aumento (55.700 nel 2022) e il carcinoma della mammella resta la malattia oncologica più diffusa fra le donne e quella che causa più vittime (12.500 stimate nel 2021), secondo dati Aiom. Grazie ai progressi della ricerca, però, da 3 decenni la mortalità per tumore al seno tende a calare nel nostro Paese e le possibilità di cura sono migliorate. Oggi la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è dell'88%, se diagnosticato nelle fasi iniziali è oltre il 90%. Molto si deve ai programmi di screening e alla consapevolezza delle donne. Secondo l'Osservatorio nazionale screening, nel 2021 il tasso di adesione all'invito ai programmi di prevenzione organizzati è stato del 56%.

Pur con profonde differenze fra Nord e Sud, questo è un dato considerato accettabile secondo gli standard attesi. Eppure, ancora oggi una quota di donne sfugge ai controlli. E per Paolo Veronesi, presidente della Fondazione Umberto Veronesi Ets e direttore Programma di Senologia dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, è "fondamentale dare voce" a chi non partecipa agli screening, "comprendere le cause di un fenomeno che, pur minoritario, influisce in modo determinante sulla loro salute. È stato importante avviare questa indagine - afferma - e ancora di più sarà riflettere sui risultati e correre ai ripari. Colpisce la scarsa conoscenza fra tante donne, anche nelle più giovani, su un tema così cruciale per la loro salute. Occorre impegnarsi ancora di più per informare, rispondere ai dubbi e ai timori, semplificare e uniformare l'accesso ai programmi di screening. C'è un margine di miglioramento considerevole e si può fare la differenza".

Tra le intervistate che si sono sottoposte a mammografia negli ultimi 5 anni, quasi il 90% ha aderito a programmi e iniziative del Servizio sanitario nazionale, un 15% l'ha fatta privatamente, pagando personalmente i costi, e il 19% tramite copertura assicurativa personale o familiare (il totale supera il 100% perché erano possibili risposte multiple). Ancora palpabile l'effetto della pandemia, spiegano i promotori dell'indagine. Il 45% delle donne afferma di avere interrotto completamente i controlli (9,3%) o di averne saltati alcuni (35,4%). Un dato elevato soprattutto al Centro-Sud (solo il 47% ha proseguito come prima) e nella fascia d'età 45-54. Anche dopo l'emergenza Covid, il 22% non ha ripreso (al Sud è il 26%, rispetto al 17-18% del Nord e al 21-22% del Centro), mentre un altro 25% ha diradato i controlli.

Guardando al futuro, l'87% delle over 44 dichiara l'intenzione di fare una mammografia nei prossimi 3 anni (il 70% "certamente", le altre "probabilmente"). Ma il 4% delle 55-65enni dice "sicuramente no", così come il 2,3% delle 45-55enni. Risponde "probabilmente no" il 3-4% delle over 45. Perché? Per una consistente quota la risposta è che è un esame sgradevole o imbarazzante, c'è poi chi preferisce non sapere o ha paura dell'esito, chi dice di non aver ricevuto l'invito dell'Asl e chi lo trova non utile, chi si lamenta dei costi e chi non ha tempo o ha problemi organizzativi.

Altro elemento che spicca, evidenziano gli esperti, è la scarsa conoscenza su questo fronte. Il 15% delle 45-55enni e il 10% delle 55-65 non conosce gli screening; il 42% e il 35% non vi ha mai partecipato. Il 24% non sa che cosa prevedono i programmi di screening e a chi servono. Il 17,5% non sa come fare l'autopalpazione del seno (un quarto delle ventenni, il 12% delle over 55); il 38% ha un livello di conoscenza del tumore al seno, compresi i fattori di rischio, medio-basso o estremamente basso. E risultano essere le più giovani in particolare ad avere le idee confuse.

29/09/2023

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