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"La legge sul diritto all’oblio oncologico può porre l’Italia all’avanguardia in Europa nella tutela delle persone colpite dal cancro che hanno superato la malattia. A differenza di altri Paesi, prevede specifiche disposizioni che riguardano non solo la possibilità di accedere a servizi finanziari come mutui e assicurazioni, ma anche i contratti di lavoro e le adozioni. Si tratta di una battaglia di civiltà che segna la fine di troppe discriminazioni subite finora dai cittadini che sono guariti dal cancro". Così la Federazione italiana delle associazioni di volontariato in Oncologia (Favo), l'Associazione italiana di Oncologia medica (Aiom) e la Fondazione Aiom plaudono al testo unificato del ddl sull’oblio oncologico, approvato dalla Commissione Affari Sociali della Camera e chiedono che sia designata un’autorità che vigili sul rispetto delle norme e che siano inserite sanzioni in caso di inadempienza.

Come si è ricordato al recente convegno “Il diritto all’oblio delle persone guarite dal cancro e la prevenzione delle disuguaglianze”, organizzato da Favo alla Camera dei deputati, il testo unificato del ddl sul diritto all’oblio oncologico prevede che, dopo 10 anni dal termine delle cure per le neoplasie dell’adulto e dopo 5 per quelle dell’età pediatrica, i pazienti del nostro Paese siano ritenuti guariti non solo a livello clinico ma anche per la società. "Con l’approvazione della proposta di testo unificato, finalmente vengono cancellati per legge lo stigma cancro = morte e lo stigma cancro = malattia incurabile e inguaribile, frequentemente riproposti dai media e ancora ben radicati nell’opinione pubblica", spiegano Francesco De Lorenzo ed Elisabetta Iannelli, presidente e segretario generale Favo.

"I guariti dal cancro - sottolineano - non saranno più discriminati nella vita sociale, professionale e familiare. Sono infatti previste specifiche norme che tutelano gli ex pazienti da possibili discriminazioni nel campo assicurativo e finanziario oltre che nell’ambito lavorativo, con misure relative all’accesso alle procedure di selezione concorsuale e alle assunzioni e relative a politiche attive di inserimento e permanenza al lavoro. Anche il riconoscimento dell’idoneità all’adozione non potrà più essere negato a chi è guarito dal tumore".

"Il testo parte dal presupposto fondamentale che il cancro è guaribile e, in molti casi, è sempre più una malattia cronica – affermano Giordano Beretta, presidente Fondazione Aiom e Saverio Cinieri, presidente Aiom -. In base alle statistiche, molte persone, colpite da neoplasia, moriranno per altre patologie, prima ancora di essere considerati clinicamente guarite dal tumore. Per questo è necessario ricalcolare, per esempio, i premi assicurativi in base agli enormi progressi della ricerca scientifica. Sempre in base a questo principio, la norma italiana interviene anche sulla legge sull’adozione di minori, e comunque potranno essere valutate anche le richieste di adozione che provengono da chi è considerato ancora malato”.

"Il ddl è un’importante conquista di civiltà che giunge dopo anni di battaglie e che finalmente considera i progressi medico-scientifici", proseguono i vertici Favo, ricordando denunce, battaglie e interlocuzioni avute con i clinici, le assicurazioni, il mondo del lavoro e le Istituzioni. "Negli ultimi due anni - sottolineano - Fondazione Aiom ha lanciato una campagna informativa importante ed efficace”. "Con la nostra petizione online abbiamo raccolto 106.967 firme affermano Beretta e Cinieri -. L’oncologia italiana è ai vertici nel mondo per quanto riguarda i tassi di sopravvivenza e guarigione per molte neoplasie. Ai successi scientifici devono però corrispondere anche nuovi provvedimenti di tutela. Sono oltre 3,7 milioni le persone che in Italia vivono con una diagnosi di cancro e circa 1 milione deve essere considerato guarito. È indispensabile permettere loro, soprattutto ai più giovani, di godere di una vita libera e completa dopo la fine delle cure. Auspichiamo che la nuova legge, che migliora l’esempio già virtuoso di altri Paesi europei, sia approvata quanto prima, entro la fine dell’anno”.

"Da un lato bisogna prevedere apposite sanzioni per 'i contraenti forti', come banche e assicurazioni, che continuino a discriminare", sostiene Maurizio Sacconi, presidente dell'associazione Amici di Marco Biagi, e componente del gruppo di lavoro Favo. "Dall’altro, vanno introdotte forme di risarcimento per il contraente leso. Sul fronte della vigilanza sulla corretta attuazione della legge, appare più coerente - conclude - affidare tale responsabilità alla Banca d’Italia e all’Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) in relazione alle loro competenze per i comportamenti patologici di banche e assicurazioni”.

06/07/2023

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