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Un quarto delle famiglie italiane denuncia difficoltà economiche relativamente alle prestazioni sanitarie. Nel 2022 questa difficoltà si conferma maggiore soprattutto per i cittadini delle regioni meridionali (28,5%) e delle Isole (30,5%). Inoltre, un terzo dei cittadini (33,3%) afferma di aver dovuto rinunciare a prestazioni e/o interventi sanitari per indisponibilità delle strutture sanitarie. E i dati del 2023 confermano questo andamento e lo indicano in aumento. Gli italiani, ogni anno, spendono 'di tasca propria' in salute per prestazioni e farmaci in tutto o in parte (pagamento di un ticket) non coperti dal Servizio sanitario nazionale quasi 40 miliardi di euro, raggiungendo una quota del Pil superiore al 2%. È quanto registra la ricerca 'Il Termometro della Salute', promossa dall’Osservatorio Salute, Legalità e Previdenza Eurispes-Enpam diffusa recentemente.

Questi dati si inseriscono in un contesto in cui cresce il fenomeno della mobilità sanitaria. I cosiddetti 'viaggi della speranza'. Nel 2018, quasi 1,5 milioni di cittadini, per curarsi, hanno dovuto andare in un'altra regione - nel triennio del Covid si sono contratti, per le restrizioni nella libera circolazione e l’appesantimento della maggior parte degli ospedali, ma considerando i dati 2018 emergono forti squilibri territoriali relativamente ai pazienti in 'ingresso' e in 'uscita' tra le diverse sanità regionali.

In particolare, le Regioni con un saldo attivo sono Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana, e quelle che invece depauperano il loro budget sanitario sono quasi tutte le rimanenti Regioni centro-meridionali. Inoltre, gli importi versati dalle Regioni che 'cedono' pazienti a quelle in grado di erogare le prestazioni, determinano una ulteriore difficoltà in budget sanitari già compressi dai piani di rientro. All’opposto - si legge nella ricerca - le Regioni che erogano molte prestazioni a cittadini non residenti possono contare su di un over-budget che rende possibili investimenti in strutture e personale, di cui beneficiano in primo luogo i cittadini residenti.

In termini di efficienza, la 'forbice' tra alcune Regioni del Nord e quelle del Centro-Sud, inevitabilmente si allarga. Ai due estremi, nel 2018 la Regione Lombardia ha riscontrato un saldo positivo di quasi 809 milioni di euro, mentre la Regione Calabria un deficit di quasi 320 milioni di euro e la Regione Campania di più di 302 milioni. Anche da ciò derivano impatti quali quello del mancato turnover del personale medico e infermieristico.

L’obiettivo dell’apertura, in pochi anni, di circa 1.350 Case della comunità comporta uno sforzo logistico enorme che difficilmente la maggior parte delle sanità regionali sarà in grado di sopportare. Nel 2022 si è assistito a molte 'inaugurazioni' di Case della Comunità, ma in realtà si è trattato di strutture preesistenti (poliambulatori, case della salute). Se il Servizio sanitario nazionale non sarà messo in grado di programmare e poi assorbire le necessarie professionalità, le Case e gli Ospedali della Comunità rimarranno vuote - secondo il report - mentre la crisi del decisivo comparto della medicina generale si avviterà ulteriormente, gli ospedali continueranno a degradarsi, l’universalità della sanità pubblica continuerà a deperire, si apriranno ulteriori autostrade per la sanità privata e curarsi diverrà una questione di censo.

Anche dal punto di vista 'culturale', l’attenzione che il Dm 77 dedica alla telemedicina e alla ottimizzazione delle reti di comunicazione in àmbito sanitario - si legge ancora nel report - si scontra con la realtà di molte Regioni per le quali il Fascicolo sanitario elettronico è ancora uno strumento sostanzialmente sconosciuto.

"L’Osservatorio Eurispes-Enpam ritiene che sia, ora, possibile andare oltre le specifiche tematiche legate alla pandemia - sottolinea il presidente Eurispes, Gian Maria Fara - per affrontare la riforma del Ssn che, proprio dai limiti mostrati anche nel recente passato e dai provvedimenti in risposta al Covid-19, prende le mosse per una ambiziosa opera di riforma. Ambiziosa, ma problematica e irta di contraddizioni e incognite. Se il Paese ha tenuto, se la sanità pubblica ha svolto la sua decisiva e riconosciuta funzione, se il ruolo della salute nel quadro più generale di una società democratica e avanzata è tornato in prima pagina, sarebbe un grave errore - conclude - non concentrare ora il massimo sforzo per rimettere, con la riforma, la sanità definitivamente al centro delle politiche volte alla crescita del Paese".

22/06/2023

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