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In Italia il carcinoma della prostata è la neoplasia più frequente nella popolazione di genere maschile. Costituisce il 20% di tutti i tumori diagnosticati a partire dai 50 anni di età. Secondo i dati Airtum, il registro dei tumori, tra il 2008 e il 2016 l’incidenza è lievemente aumentata (+3.4%) negli uomini di età inferiore ai 49 anni ma è rimasta sostanzialmente invariata nelle decadi successive. L’incidenza del tumore alla prostata aumenta con l’età. Nella maggioranza dei casi, infatti, la crescita delle cellule cancerogene è lenta e circoscritta alla ghiandola prostatica. Esistono tuttavia delle forme più aggressive in cui vengono coinvolti tessuti circostanti e altri organi. Proprio per questo, le linee guida Dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) per il cancro alla prostata raccomandano agli uomini, dopo i 50 anni di età (40 in caso di familiarità), di effettuare periodicamente il dosaggio del Psa (antigene prostatico specifico). Questo test favorisce la diagnosi precoce permettendo quindi di intervenire nelle fasi iniziali, quando la neoplasia è asintomatica.

Lo screening mediante il dosaggio del Psa presenta dei limiti diagnostici dovuti, in particolare, al riscontro di falsi positivi. Per questo motivo l’Aiom fa presente il crescente interesse per metodiche di immagini che possano essere utilizzate a scopo diagnostico in associazione al dosaggio del Psa o come sua alternativa.

La tecnica di imaging comunemente utilizzata in Medicina Nucleare per i pazienti affetti da carcinoma prostatico è la PET con fluorocolina (18F-colina), che permette di rilevare possibili siti di recidive e/o metastasi che le metodiche di imaging convenzionale non sono in grado di identificare. In questo contesto c’è però una importante novità: la PET con 68Ga-PSMA.

Il PSMA è un antigene, cioè una proteina, presente in abbondanza sulla superficie delle cellule tumorali. Se marcato con il Gallio-68, diventa un marker ideale per lo studio del cancro della prostata e, attraverso l’acquisizione di immagini mediante la PET, permette di raggiungere una precisione finora impensabile nello studio di questa malattia. La PET-PSMA fornisce infatti informazioni diagnostiche nettamente più accurate rispetto a quelle ottenute attraverso la tradizionale PET con fluorocolina. Attualmente, secondo le linee guida Dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) per il cancro alla prostata, la PET-PSMA può essere presa in considerazione sia in fase di stadiazione per la malattia prostatica con rischio intermedio o alto, che durante il follow-up dopo prostatectomia o radioterapia in caso di incremento del valore di riferimento.

Si tratta di un passo avanti con dei risvolti importanti anche dal punto di vista terapeutico. La diagnosi che si ottiene con questo radiofarmaco permette di indirizzare verso più corrette strategie chirurgiche e terapeutiche, ma c’è di più. Il PSMA infatti è considerato un farmaco per la terapia, se marcato con il radioligando Lutezio-177, un altro radiofarmaco per la terapia del cancro alla prostata capace di eliminare selettivamente le cellule maligne.

La teragnostica, è un approccio di medicina di precisione basato sull’integrazione di diagnosi e terapia che utilizza composti radioattivi molecolari mirati per visualizzare specifici biomarcatori sulla superficie cellulare e agenti specificamente progettati per fornire radiazioni ionizzanti ai tessuti che esprimono questi bersagli e alle cellule circostanti.

L’approvazione di altri agenti di imaging del PSMA, oltre al 68 Ga-PSMA-11, sta progressivamente trasformando la PET-PSMA nel nuovo standard per il percorso diagnostico e di gestione del carcinoma prostatico. Gli studi in corso stanno valutando la sicurezza e l’efficacia della combinazione di 177 Lu-PSMA con altre terapie approvate nell’ambito del carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (mCRPC), inclusi gli inibitori del PARP e la chemioterapia. C’è anche interesse nell’esplorare l’applicazione del 177 Lu-PSMA in fasi più precoci di malattia prostatica.

Si apre sostanzialmente una nuova era, quella dell’imaging PET-PSMA dove quest’ultima può offrire opportunità sia in termini di valutazione della progressione di malattia sia per ottimizzare la risposta alla terapia, con l’ulteriore vantaggio di predire la risposta ai trattamenti e selezionare meglio i pazienti che possono trarre beneficio da terapie mirate.

20/02/2023

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