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"L'influenza aviaria non è uno scherzo. È qualcosa che conosciamo, che dal 1997 mostra delle situazioni di contagio verso l'uomo e che va monitorata secondo un approccio 'One health'", afferma Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università Statale di Milano. "Una continua sorveglianza delle infezioni, indagini epidemiologiche, un controllo di tutto il regno animale come possibile serbatoio di questi virus" sono gli elementi necessari per l'esperto che commenta all'Adnkronos Salute il primo decesso da virus aviario A/H3N8, confermato dall'Organizzazione mondiale della sanità per una donna in Cina. "Purtroppo - chiarisce Pregliasco - i recettori dei virus aviari che abbiamo nell'organismo si trovano soprattutto nelle vie respiratorie profonde, e quindi il contagio può determinare casi gravi di infezioni primarie da virus aviario a livello polmonare", potenzialmente mortali.

"Si tratta comunque di una patologia che ad oggi non viene facilmente trasmessa all'uomo: quando accade, avviene a seguito di esposizioni importanti", sottolinea il virologo. Inoltre "ad oggi non c'è una catena di contagi secondari, a partire da un caso indice", aggiunge. "Al momento - rassicura Pregliasco - oggi vedo una situazione sperabilmente sotto controllo".

13/04/2023

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