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Un’esposizione prolungata allo smog può incrementare ansia e depressione e l'inquinamento acustico può favorire i disturbi affettivi: sono indicazioni che emergono dal convegno di psichiatria 'Il cervello e i cambiamenti. Le sfide climatiche, ambientali, affettive e adattive’ a cui hanno partecipato oltre 50 esperti italiani della materia.

Se "sul cambiamento climatico il mondo continua a essere diviso tra catastrofisti e scettici - evidenzia Emi Bondi, direttore del Dipartimento di Salute mentale all'ospedale Papa Giovanni XXII di Bergamo e presidente della Società italiana di psichiatria (Sip) - ormai da tempo gli scienziati stanno rilevando gli effetti di questa evoluzione sulla salute dell'uomo. Non è affatto un falso mito, ma un mutamento in corso che non possiamo permetterci di sottovalutare".

"Molti studi - ricorda Bondi - correlano alla depressione l'infiammazione da esposizione a sostanze tossiche nell'aria. Non solo: l'inquinamento è stato chiamato in causa anche per l'aumento dei disturbi del neurosviluppo tra i figli di donne esposte a inquinanti atmosferici, così come per l'incremento delle patologie degenerative cerebrali come l'Alzheimer. Per non dire del rumore: è stato dimostrato che l'inquinamento acustico può causare disturbi del sonno anche molto seri". Andrea Conca, direttore del Servizio Psichiatrico Comprensorio di Bolzano e docente all'università di Innsbruck, in Austria, sottolinea che in Italia "negli ultimi 60 anni la temperatura media annua è aumentata di quasi un grado centigrado (0,8°), raggiungendo il suo picco nel 2016. In un contesto simile stiamo assistendo a un evidente impennarsi delle curve relative all'impatto sulla salute nelle sue diverse forme: dalle malattie infettive a quelle respiratorie, alla malnutrizione fino ai problemi di salute mentale. E proprio i disturbi psichiatrici, negli ultimi 30 anni, hanno fatto registrare il terzo più alto aumento in correlazione ai cambiamenti climatici".

La discussione degli specialisti a convegno parte dagli effetti dei processi di urbanizzazione e, più in generale, delle azioni dell'uomo che influenza l'ambiente. "Si tratta di fattori che hanno portato a un aumento significativo dei livelli di inquinamento, con conseguenze rilevanti sulla salute globale - avverte Alfonso Tortorella, ordinario di Psichiatria all'università degli Studi di Perugia - In particolare, l'inquinamento acustico ha dimostrato un'associazione con malattie cardiovascolari, metaboliche e respiratorie. Ma l'aspetto che più ha destato la nostra sorpresa e il nostro interesse, sono state le prove sempre più frequenti sul possibile ruolo dell'inquinamento nello sviluppo dei disturbi psichiatrici".

La prima dimostrazione citata dagli esperti sono i risultati di uno studio italiano pubblicato su 'Epidemiology and Psychiatric Sciences', che indica nell'ozono, uno dei principali inquinanti presenti nell'aria, un potenziale fattore di rischio per la salute mentale. "Per due anni, dal primo gennaio 2015 al 31 dicembre 2016 - riferisce Tortorella - sono stati raccolti i dati relativi agli accessi ai servizi di emergenza psichiatrica degli ospedali generali di Perugia e Foligno, in Umbria, collegandoli con i livelli di inquinanti atmosferici. L'osservazione dei 1.860 casi complessivi di ricoveri in pronto soccorso per disturbi mentali (di cui 1.461 a Perugia e 399 a Foligno) ha permesso di individuare proprio nell'ozono l'inquinante che poteva essere collegato al ricovero. Si può dunque affermare che questo inquinante possa essere considerato un potenziale fattore di rischio per la salute mentale e che l'esposizione all'ozono può essere associata a un aumento di ricoveri psichiatrici. Un risultato che conferma quanto riportato dalla letteratura esistente sul rapporto tra inquinamento atmosferico e salute mentale".

La letteratura scientifica internazionale, rimarcano gli psichiatri, continua a produrre studi che confermano l'influenza dei principali agenti inquinanti sulla salute mentale. L'ultimo in ordine di tempo è stato pubblicato su 'Jama Psychiatry' e mette alla sbarra il particolato, l'insieme di sostanze solide o liquide sospese nell'aria, come pollini, metalli, fumo e altro ancora. "Una delle più piccole particelle di particolato è il Pm2.5", precisa Mencacci. "Le sue dimensioni sono pari a circa un ventesimo di un capello e in grado di sfuggire alle difese dell'organismo, annidandosi nei polmoni e penetrando nella circolazione sanguigna, provocando irritazioni, infiammazioni, problemi respiratori. In particolare, lo studio, che è stato condotto in Gran Bretagna su un campione di 389.185 persone - riporta il co-presidente Sinpf - ha individuato 13.131 individui a cui è stata diagnosticata la depressione e altri 15.835 colpiti da forme di ansia. Non solo: l'indagine ha appurato anche che il rischio di entrambi questi problemi aumenta nelle persone che vivono in aree più inquinate. Ancora non è chiaro cosa colleghi l'inquinamento con ansia e depressione, perché si tratta di analisi statistiche. Ma resta il dato chiave".

13/04/2023

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