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Dopo anche solo un’ora trascorsa in mezzo agli alberi, si riduce lo stress a livello cerebrale. Lo dimostra uno studio realizzato recentemente dai ricercatori del Max Planck Institute for Human Development di Berlino e pubblicata su Molecular Psychiatry di Nature. I ricercatori hanno registrato, con la risonanza magnetica funzionale (fMRI), i cambiamenti del cervello in tempo reale. A 63 volontari adulti sani di età compresa tra 18 e 47 anni, che non conoscevano l’obiettivo dello studio, è stato chiesto di compilare questionari, eseguire un compito di memoria di lavoro e sottoporsi a scansioni di risonanza mentre rispondevano a domande, alcune delle quali erano progettate per indurre stress sociale. I soggetti sono stati quindi assegnati in modo casuale a due gruppi: uno avrebbe dovuto fare una passeggiata di un’ora in un ambiente urbano (un vivace quartiere dello shopping di Berlino), l’altro in uno naturale (la foresta di 3.000 ettari di Grunewald, sempre a Berlino) tra le 10 del mattino e le 17, nel periodo estivo. I ricercatori hanno chiesto loro di percorrere un tragitto specifico senza l’utilizzo dei cellulari. Al termine della passeggiata, ogni partecipante si è sottoposto a un’altra scansione fMRI, con un compito aggiuntivo simile al precedente, in grado di indurre stress.

Gli effetti positivi della natura

Nelle persone che hanno fatto un’ora di passeggiata nei boschi, le scansioni fMRI hanno mostrato una ridotta attività nell’amigdala, una piccola struttura al centro del cervello coinvolta nell’elaborazione dello stress, nell’apprendimento emotivo e nella risposta di lotta o fuga e che si attiva, appunto, in situazioni stressogene. Il fatto che, dopo solo un’ora a contatto con la natura si abbassi la sua attività, fornisce un inedito legame di causa-effetto sull’impatto positivo, a livello psico-fisico, che deriva dallo stare in un ambiente naturale. Come si legge nello studio “i risultati supportano la relazione positiva precedentemente ipotizzata tra natura e salute del cervello, ma questo è il primo studio a dimostrare il nesso causale”. Studi precedenti, infatti, scrivono gli autori nello studio, avevano già dimostrato che il trascorrere un po’ di tempo (anche poco) nella natura si associa a “una serie di benefici per la salute mentale e fisica”, tra cui la riduzione della pressione sanguigna, di ansia e depressione, ma anche al miglioramento dell’umore, della concentrazione, della qualità del sonno, della memoria e, perfino, a una più rapida guarigione. Con questo studio si dimostrerebbe il collegamento dell’impatto dell’ambiente su una specifica area del cervello.

La città non fa male

Lo studio mostra che, a differenza delle persone che sono state nel bosco, nel gruppo che per un’ora ha camminato in città l’attività dell’amigdala non diminuisce e nemmeno aumenta. Questo non significa, di per sé, osservano i ricercatori, che l’ambiente urbano non causi stress, ma potrebbe essere un segnale positivo per chi vive in città. Il risultato dimostrerebbe infatti che l’effetto stressante è meno potente o pervasivo di quanto suggeriscono altri studi in realtà cittadine, oppure, che il camminare si associa a benefici mentali.

Un motivo in più per una fuga nel verde

Il cervello umano si modella in base a ciò che lo circonda. L'aumento dell'urbanizzazione è uno dei recenti grandi cambiamenti nella nostra società con un impatto anche sulla salute, come si è evidenziato ulteriormente nel corso della pandemia da Covid-19. Più della metà della popolazione mondiale vive attualmente nelle città, e si prevede che la percentuale arriverà al 68% entro il 2050. Anche se l'urbanizzazione ha molti vantaggi, vivere in una città è un noto fattore di rischio per la salute mentale. Problemi di salute mentale come ansia, disturbi dell'umore, depressione maggiore e schizofrenia sono fino al 56% più comuni negli ambienti urbani rispetto a quelli rurali.

Nel discutere le possibili ricadute pratiche dello studio, i ricercatori concludono che “trascorrere più tempo nella natura potrebbe aumentare la soglia di attivazione dell'amigdala, portando a una ridotta attività dell'amigdala durante lo stress”, attenuando, probabilmente, l'impatto negativo della vita urbana e riducendo il rischio di disturbi mentali tra gli abitanti delle città.

"Questi risultati – scrivono - sono importanti anche perché confermano l'importanza di ambienti verdi accessibili nelle città. È fondamentale per gli abitanti delle città avere un parco o una foresta nelle vicinanze dove possono rigenerarsi o 'ricaricarsi' dallo stress dell'ambiente urbano. Con la nostra ricerca miriamo a richiamare l'attenzione sull'importanza della presenza della natura negli ambienti urbani e a fornire prove per le politiche di progettazione urbana, per creare più aree verdi nelle città che siano accessibili a tutti i cittadini al fine di migliorare la loro salute mentale e il loro benessere".

"Speriamo con il nostro studio di aumentare la consapevolezza sull'importanza delle aree verdi accessibili nelle città – ricordano i ricercatori - Siamo anche interessati a diverse popolazioni e gruppi di età e stiamo attualmente analizzando i dati del nostro ultimo studio su come una passeggiata di un'ora in ambienti naturali rispetto a quelli urbani influisca sullo stress nelle madri e nei loro bambini". Un motivo in più per uscire, anche nella pausa pranzo, e andare al parco.

23/11/2022

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